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Cop26: cosa è stato deciso durante il summit di Glasgow

Se ne è parlato per mesi, e per molto ancora se ne dovrà parlare: la Cop26 di Glasgow del novembre 2021 ha portato più di duecento leader mondiali = a sedersi al tavolo di lavoro sul cambiamento climatico. Dopo quasi due settimane di negoziazioni, i risultati raggiunti sono stati accolti con reazioni talvolta tiepide, talvolta insoddisfatte. Ma per comprenderne il motivo, bisogna prima capire che cosa ha reso la Cop26 un incontro tanto atteso.
Perché la Cop26 è importante?
La Cop26 è un summit globale delle Nazioni Unite in cui i Paesi partecipanti sono stati chiamati a prendere decisioni condivise su come affrontare e frenare il cambiamento climatico.
Il rischio climatico
L’ancora largo utilizzo di combustibili fossili, la deforestazione,
il trattamento degli scarti e la crescita della popolazione mondiale
sono le attività umane che contribuiscono ogni giorno al
surriscaldamento del pianeta.
Un ulteriore aumento delle temperature rischia di avere effetti
drammatici. Lo scioglimento dei ghiacciai innalzerà il livello dei
mari e ridisegnerà le coste di tutto il mondo. Siccità, alluvioni e
altri
eventi climatici estremi
diventeranno non solo più frequenti, ma anche più distruttivi.
L’attenzione mediatica
La partita che si è giocata alla Cop26 di Glasgow è stata anche
politica e mediatica.
L’attivismo climatico ha guadagnato
popolarità negli ultimi anni, anche grazie a figure simbolo che
hanno interpretato le
paure di un’intera generazione.
Uno studio1 condotto in dieci Paesi su
giovani tra i 16 e i 25 anni, infatti, ha rivelato che più del 60%
degli intervistati sono preoccupati dal cambiamento climatico. Ben
tre quarti di giovani sono spaventati dal futuro, e più di metà
ritiene che l’umanità sia condannata.
Che cosa è stato deciso alla Cop26 di Glasgow
Ma ora che la Cop26 di novembre si è conclusa, quali sono i risultati ottenuti dai leader mondiali?
Emissioni e surriscaldamento globale
151 Paesi responsabili per l’81% delle emissioni globali2 hanno presentato un
nuovo piano climatico per ridurre le proprie
emissioni entro il 2030. È un passo in avanti
considerato però insufficiente dalle Nazioni Unite: seguendo questi
piani il Pianeta vedrà un
innalzamento delle temperature di 2.5 gradi3 entro la fine del secolo, mentre l’obiettivo della
conferenza era quello di non superare l’1.5.
I propositi espressi per il 2030 da molti dei principali produttori
di emissioni appaiono poi deboli e poco credibili. I patti di
Glasgow richiedono a queste nazioni di rafforzare il proprio impegno
climatico entro il 2022, ma molti considerano questa postilla una
magra consolazione.
Carbone e metano
Per la prima volta in un summit COP, è stato presentato un
piano per ridurre l’utilizzo del carbone, oggi
responsabile per il 40% delle emissioni di CO2. I leader
mondiali hanno inoltre deciso di ridurre gradualmente i sussidi
mirati ad abbassare il prezzo di questa materia prima, insieme a
quello del petrolio e di altri gas naturali, pur senza indicare i
tempi entro cui questo dovrebbe avvenire.
Più di 100 nazioni hanno firmato un piano progettuale per
tagliare del 30% le emissioni provenienti dal gas metano
entro il 2030, uno dei principali responsabili del surriscaldamento
globale. Nonostante due grandi utilizzatori di metano –
Cina e Russia – si siano tirati fuori, è possibile
che si uniscano al piano in un secondo momento. In particolare, la
Cina ha firmato un accordo bilaterale con gli Stati Uniti in cui si
impegna a cooperare per ridurre le emissioni e passare a forme di
energia pulita.
La deforestazione
Più di 100 Paesi hanno firmato l’accordo che prevede uno
stop all’abbattimento sistematico di alberi entro
il 2030. La deforestazione, attuata su larga scala per fare spazio
ai pascoli che sfamano il bestiame dell’industria della carne, ha
gravemente danneggiato interi ecosistemi, nonché la capacità globale
di assorbire le >emissioni di CO2.
Tra i firmatari della risoluzione c’è stato anche il Brasile, in cui
intere aree di foresta amazzonica sono state spazzate via dalla
deforestazione incontrollata4.
Le critiche
Il Patto sul clima di Glasgow è un passo avanti, ma gli esperti5
avvisano che gli accordi raggiunti sulla
decarbonizzazione non saranno sufficienti a evitare
un innalzamento delle temperature di 2 gradi entro la fine del
secolo.
Gli osservatori non hanno potuto fare a meno di notare come il
grande perdente della Cop26 sia stato il Sud globale. Le nazioni in
via di sviluppo sono infatti quelle che più risentono di una crisi
climatica causata dalle attività del Nord, ma Paesi come gli Stati
Uniti, il Giappone e la Francia hanno bloccato la creazione di fondi
destinati a risarcire le nazioni colpite per i danni presenti e
futuri del cambiamento climatico.
Che cosa puoi fare tu?
Affinché sia possibile rallentare il cambiamento climatico, i governi del mondo devono mettere in moto azioni concrete e tempestive per ridurre le emissioni di CO2. Ma la responsabilità ricade anche su tutti noi, sulle politiche ambientali che decidiamo di sostenere e promuovere – tanto che la stessa Cop26 ha previsto una “Green Zone” aperta alla società civile – e sulle decisioni che prendiamo ogni giorno.
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1 Fonte:
Bath University
2 Fonte:
Climate Watch Data
3 Fonte:
Emissions Gap Report
4 Fonte:
BBC
5 Fonte:
Nature