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Le fontane sprecano acqua? I falsi miti da sfatare

Fontane sprecano acqua

L’acqua è il nostro oro blu, una risorsa dal valore inestimabile che dobbiamo proteggere ogni giorno. Il fenomeno siccità ha fatto portato tutti i cittadini ad una nuova consapevolezza idrica, ma passeggiando per la città una domanda sorge spontanea: le fontanelle pubbliche sprecano acqua?

Non sarebbe più utile inserire un rubinetto? E quanta acqua consumano in media i punti idrici cittadini?

Fontane e fontanelle: un ciclo virtuoso

Sfatiamo un mito: i Nasoni della capitale, le Vedovelle di Milano, i Toret di Torino non sprecano acqua. Può sembrare paradossale, ma il flusso d’acqua generato dalle fontane e dalle fontanelle pubbliche aiuta a salvaguardare la qualità di questa preziosa risorsa.

I punti idrici cittadini svolgono una funzione essenziale per preservare la rete pubblica: il continuo circolo e ricircolo d’acqua permette di mantenere attive le tubature vecchie o danneggiate, preserva la pressione ed evita che l’acqua ‘ristagni’, causando la proliferazione di germi e batteri. Grazie alle fontanelle, l’acqua pubblica rimane potabile, fresca e buona.

Un ciclo green, ma anche una fonte indispensabile di vita: negare l’accesso alle risorse idriche pubbliche significa privare la popolazione di un diritto incontestabile. Migliaia di cittadini e turisti fanno uso dell’acqua erogata dai nasoni per dissetarsi dopo una lunga camminata, così come altrettanti indigenti usano le fontanelle per cucinare o lavarsi.

Le fontanelle pubbliche sono un vero esempio di civiltà e un biglietto da visita per la città intera, soprattutto se presenti quasi in ogni angolo. I punti idrici permettono di dissetarsi dopo una passeggiata in centro, lavare la frutta, abbeverare gli animali, raccogliere l’acqua per innaffiare le piante, e disincentivano anche lo spreco di plastica: grazie ad una pratica mappa interattiva, Acea Waidy Wow ti permette di trovare facilmente i nasoni più vicini a te per riempire la tua borraccia o il tuo contenitore refill.

Chiudere le fontanelle: soluzione o nuovo problema?

Chiudere le fontanelle non serve a risparmiare acqua. Contrariamente a ciò che si possa pensare, i punti idrici erogano solo l’1% dell’acqua pubblica: nel nostro paese, circa un terzo dello spreco d’acqua potabile è causato dalla rete colabrodo.

Secondo l’Istat, solo nel 2020 è andato disperso il 36,2% dell’acqua immessa in rete. Lo spreco più corposo avviene nel tratto di rete idrica finale, proprio nel punto che porta l’acqua ai consumatori, complici le tubature abbastanza datate.

Prima ancora di conoscere i numeri dello spreco, durante gli anni ‘80, il Comune di Roma tentò di installare piccoli rubinetti a forma di rotella sui nasoni: l’innovazione non andò a buon fine, le rotelle non funzionavano o sparivano durante la notte.

Le fontanelle, insomma, non sono rilevanti se si parla di spreco idrico. Al contrario, le amministrazioni tentano di incentivarne l’uso. Una città educata alla cultura delle fontanelle evita di accumulare plastica, apprezza il valore dell’acqua potabile libera e trae il meglio da questa risorsa in ogni occasione pubblica.

Anche la commissione Europea ha recentemente introdotto importanti novità nella direttiva sulle acque potabili: tra gli obiettivi, l’installazione di più fontanelle pubbliche, la diffusione trasparente di informazioni sulla risorsa idrica e il continuo miglioramento della qualità dell’acqua potabile.